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La Kitsune


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Kitsune

Kitsune 狐 è il nome dato a diversi tipi di spiriti del folclore e della mitologia giapponese che compaiono solitamente sotto forma di volpe (la parola Kitsune, infatti, in giapponese significa "volpe"). Secondo la mitologia giapponese la volpe è un essere dotato di grande intelligenza, in grado di vivere a lungo e di sviluppare con l'età poteri soprannaturali: il principale tra questi ultimi è l'abilità di cambiare aspetto ed assumere sembianze umane, infatti esse appaiono spesso con l'aspetto di una bella donna. In alcuni racconti esse utilizzano queste abilità per ingannare il prossimo — come sovente avviene nel folclore comune — mentre altri le ritraggono come guardiani benevoli, amiche, amanti e mogli. Più una kitsune è vecchia, saggia e potente, più code possiede, fino a un massimo di nove.


Le kitsune sono strettamente accomunate alla figura di Inari, il kami shintoista della fertilità, dell'agricoltura e del riso: esse sono al suo servizio col ruolo di messaggere, e tale veste ha rafforzato il significato soprannaturale della volpe. Come conseguenza dell'influenza che esercitano sulle persone e dei poteri loro attribuiti, vengono venerate come fossero a tutti gli effetti delle divinità. L'origine storica del ruolo centrale della volpe nel folclore giapponese è da ricercare nella sua armoniosa convivenza con gli esseri umani nel Giappone antico, da cui derivano i vari miti e leggende su queste creature.


Le kitsune sono conosciute per possedere una grande intelligenza, poteri magici e per essere in grado di vivere a lungo. Esse sono un tipo di yōkai, ovvero un'entità spirituale, e la parola kitsune è spesso tradotta in "spirito di volpe". Tuttavia ciò non significa che le kitsune siano dei fantasmi, né che siano fondamentalmente diverse dalle normali volpi: in questo contesto la parola "spirito" è usata per riflettere uno stato di conoscenza o illuminazione, quindi tutte le volpi longeve sono in grado di acquisire abilità soprannaturali.[7]


Vi sono due principali tipi di kitsune. Le zenko (善狐? letteralmente "volpi buone") sono volpi celestiali e benevole, associate al culto del dio Inari; talvolta sono dette semplicemente "volpi Inari". Le yako (野狐? letteralmente "volpi di campo", chiamate anche nogitsune), invece, posseggono un carattere malizioso e intenzioni malvagie.[10] Le tradizioni locali prevedono ulteriori tipi di kitsune:[11] una ninko (人狐? "volpe umana"), per esempio, è uno spirito di volpe invisibile, capace di interagire con gli esseri umani attraverso la pratica della possessione. Altre tradizioni suddividono le kitsune in tredici classi distinte, ognuna delle quali possiede uno specifico potere soprannaturale.


La principale caratteristica fisica che contraddistingue le kitsune è la grande quantità di code che esse possiedono. Maggiore è l'età di una volpe, maggiore sarà il numero delle code cui essa potrà disporre, fino a un massimo di nove.[14] Di conseguenza, un gran numero di code sta a indicare una volpe più anziana e potente; alcuni racconti popolari narrano che solo le volpi ultracentenarie possano ambire al numero massimo di code. I miti più conosciuti narrano di volpi a una, cinque, sette, o nove code. Quando una kitsune ottiene la sua nona coda, il suo manto diviene di colore bianco o oro. Queste kyūbi no kitsune (九尾の狐? volpi a nove code) acquisiscono anche l'abilità di vedere e sentire qualsiasi cosa accada in ogni parte del mondo (onniscienza), e altri racconti attribuiscono loro infinita saggezza.


Tra le capacità delle kitsune vi è la possibilità di cambiare aspetto e di assumere sembianze umane, un'abilità che la volpe può apprendere una volta raggiunta una determinata età, solitamente 50 o 100 anni. Per poter compiere tale trasformazione, la volpe deve posare sulla propria nuca delle canne, una foglia di grande dimensioni o un teschio. Tra le forme comunemente assunte dalle kitsune vi sono uomini anziani, belle donne o giovani ragazze; questi ultimi due esempi sono le trasformazioni più conosciute delle kitsune. Nel Giappone medioevale si credeva infatti che ogni donna vista aggirarsi senza meta, specialmente al crepuscolo o di notte, fosse una volpe.


Il termine kitsune-gao (狐顔? "faccia da volpe") viene usato per descrivere i lineamenti umani del viso delle donne, caratterizzato da una forma affilata e occhi ravvicinati, sopracciglia sottili e zigomi alti. Tradizionalmente questa forma del viso è considerata attraente, e in alcuni racconti, le volpi assumono tale fisionomia. In alcune varianti dei suddetti racconti, le kitsune mantengono dei tratti volpini, come ad esempio una leggera peluria sul corpo, un'ombra o un riflesso che mostri la loro vera natura. Le volpi che possiedono questa capacità possono comunque trasformarsi in qualsiasi persona, senza limiti di età o di genere.


Un buon metodo per scoprire la vera natura delle kitsune è cercarne la coda, in quanto esse hanno difficoltà a nasconderla quando assumono forma umana. Una persona particolarmente leale, in alcuni casi, può essere anche capace di percepire la vera natura di una volpe e di smascherarne il travestimento. Mentre sono in forma umana, le kitsune mostrano astio e ostilità verso i cani, tanto da esserne terrorizzate ed essere costrette in alcuni casi a ritornare in forma volpina e fuggire (come ad esempio avviene nel racconto Torna e dorme di Kyoukai)


Nelle rappresentazioni artistiche, le kitsune vengono spesso raffigurate a fianco di punti luminosi di forma sferica conosciuti come hoshi no tama (ほしのたま? letteralmente "sfere stellate"). Questi punti vengono descritti anche come globi incandescenti, in quanto la figura stessa della volpe è associata al fuoco, e in questo caso prendono il nome di kitsunebi (狐火? "fuoco di volpe"). Vengono rappresentate anche sotto forma di perle o gioielli dotati di poteri magici: questi oggetti sono uno dei simboli peculiari associati alla figura del dio Inari, e le rappresentazioni delle sacre volpi di Inari senza le proprie hoshi no tama sono assai rare.

Le kitsune, quando assumono la loro forma naturale, trasportano la propria sfera tenendola tra le fauci o trasportandola sulla coda.


Una convinzione popolare narra che, quando una kitsune cambia forma, parte del suo potere magico si trasferisce all'interno della hoshi no tama. Un'altra tradizione vuole che la perla rappresenti l'anima della kitsune, perciò, se la volpe dovesse rimanere troppo tempo separata da questa, finirebbe per morire. È possibile anche sottrarre la sfera alla kitsune, in modo da chiedere delle ricompense in cambio della restituzione.


Le kitsune, come abbiamo visto, sono strettamente legate alla figura del dio Inari, la divinità shintoista del riso e dell'agricoltura. Quest'ultimo, secondo la tradizione, nei periodi invernali risiedeva in montagna, per poi scendere a valle in primavera durante la stagione agricola. Finito il periodo del raccolto, Inari sarebbe tornato ancora una volta nella sua residenza invernale. Ogni anno le volpi si avvicinavano ai villaggi allo stesso modo, venendo col tempo riconosciute come naturali messaggere del dio. Tale legame ha contribuito a rafforzare l'essenza soprannaturale della volpe, tanto che essa è stata per lungo tempo venerata come kami. La kitsune è sovente raffigurata quale serva o messaggera di Inari, ma la linea di demarcazione tra i due si è ormai talmente assottigliata che talvolta lo stesso dio è ritratto come una volpe. Allo stesso modo, interi santuari sono dedicati alle kitsune, dove i devoti erano soliti offrire fette di tōfu fritto chiamate aburaage, di cui gli spiriti-volpi si dice fossero particolarmente ghiotti.[Tale pietanza di conseguenza ha influenzato la preparazione e la diffusione di piatti a base di pasta chiamati kitsune udon e kitsune soba. Vi è anche un tipo di sushi, l‘inarizushi, che deve il nome al dio Inari e che consiste in polpette di riso rivestite di aburaage.[53]


Le volpi di Inari sono bianche, colore considerato di buon auspicio, e per questo si pensava portassero fortuna, caratteristica che in passato valse loro il titolo nobiliare di myōbu.

Esse possiedono il potere di allontanare il male, e talvolta agiscono da spiriti guardiani.

Oltre a proteggere i santuari di Inari, esse proteggono le persone del posto fungendo da spauracchio contro le malvagie nogitsune, gli spiriti-volpi che non sono a servizio di Inari.


Le volpi nere e le volpi a nove code sono altresì viste come dei portafortuna.[23][57]

Secondo i credi tramandati dalla geomanzia cinese (feng shui), il potere delle volpi sul male è tale che un amuleto o una semplice statua raffigurante una kitsune è sufficiente ad allontanare il kimon (鬼門?), termine stante a identificare quell'energia responsabile di indurre le persone in tentazione, e liberamente traducibile in "cancello dei demoni a nord-est" o "creature che giungono da nord-est". Secondo le credenze popolari cinesi la direzione nord-est è considerata particolarmente infausta e tale convinzione ha finito per influenzare le tradizioni giapponesi. Parecchi jinja di Inari, come il famoso santuario di Fushimi Inari-taisha a Kyoto, posseggono statue di kitsune poste a nord-est, le quali interpretano il ruolo di guardiano avente il compito di impedire l'ingresso dell'energia demoniaca nel mondo terreno.[58]


La figura della kitsune non compare unicamente nella tradizione shintoista, ma è legata anche alla religione buddhista attraverso Ḍākinī, spirito sovente raffigurato come controparte femminile di Inari. Ḍākinī è ritratta come una donna bodhisattva brandente una spada e in sella a una volpe volante di colore bianco.


Talvolta le kitsune adottano comportamenti tipici dei trickster ("imbroglione", "truffatore"), ovvero esseri spirituali abili nell'imbroglio e caratterizzati da una condotta amorale, spesso rei di azioni maliziose e malevoli. Per attirare le proprie vittime le volpi ingannatrici possono ricorrere alla seduzione, utilizzare trucchi come illusioni e visioni per confodere, possono macchiarsi di piccoli crimini come il furto di cibo, vendicarsi, o umiliare i vanagloriosi.

I racconti narrano di kitsune che truffano samurai eccessivamente orgogliosi, mercanti avidi o persone vanitose, mentre quelle più crudeli abusano di contadini e poveri commercianti o di devoti monaci buddhisti. Per esempio, si pensa che le kitsune usino i kitsunebi a mo' di fuoco fatuo nel tentativo di far smarrire la strada ai viaggiatori. Di solito le loro vittime sono uomini; le donne invece vengono possedute.


Altre kitsune usano la magia a beneficio dei loro compagni o padroni finché questi le trattano con rispetto. Essendo yōkai, tuttavia, le kitsune non condividono la moralità umana, e può capitare che una volpe stabilitasi in una casa, per esempio, vi porti all'interno denaro e altri oggetti rubati a vicini; come conseguenza, le famiglie in cui si pensa alloggi una kitsune sono trattate con diffidenza e sospetto. Tra i più sospettati di ospitare una kitsune vi erano i samurai, ma in questo caso le volpi erano classificate come zenko e la possibilità di usufruire dei loro poteri magici era considerato un segno di prestigio.[ Le case abbandonate erano generalmente considerate luogo di ritrovo per le kitsune. Infine è noto che dalle kitsune non bisogna accettare ricompense come denaro o beni materiali, in quanto questi diverranno carta, foglie, rami, pietre o altri oggetti senza valore, mascherati precedentemente da oggetti preziosi grazie alla magia. Le ricompense delle kitsune sono solitamente beni immateriali come protezione, conoscenza e lunga vita.


Le kitsune sono generalmente rappresentate come amanti, di solito in storie che coinvolgono un giovane maschio umano e una kitsune sotto forma umana. La kitsune è nota per la sua indole tentatrice e seduttrice, ma queste storie sono sovente di natura romantica In genere, quando il giovane uomo sposa la volpe, non è a conoscenza della sua vera natura, in quanto ella si dimostra essere una moglie devota. Se il marito eventualmente scoprisse la vera identità della kitsune, allora ella sarebbe costretta a lasciarlo e fuggire. In questo caso il marito si sveglia come da un sogno, sporco, disorientato e lontano da casa. Una volta fatto ritorno egli deve fare i conti con la famiglia che ha disonorato con il proprio comportamento.

Altre leggende narrano di volpi che, una volta andate in moglie a un umano, partoriscono dei figli. Questi hanno la possibilità di ereditare speciali qualità fisiche o soprannaturali che sovente perpetuano a loro volta ai propri figli.


Le kitsune sono molto comuni anche nelle opere contemporanee come manga e anime. Radicate nel folclore, compaiono in molte opere del teatro giapponese. Sono presenti in qualità di personaggi delle opere del teatro , kyōgen, bunraku e kabuki. La figura della kitsune viene celebrata altresì nei matsuri, i festival tradizionali giapponesi.

Fonti varie

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